Hai mai sentito parlare del detto “tutto è lecito in guerra e in amore?”. Se provassimo a estendere il suo significato o a rielaborarlo in questo modo: “tutto è lecito in guerra e nel marketing”, scopriremo con sorpresa di aver detto qualcosa di profondamente illuminante.
Da tempi immemori il marketing è un ramo dell’economia che si occupa di analizzare il mercato e i rapporti tra imprese e consumatori. Come tale, la disciplina si propone di studiare il metodo migliore per ottenere il massimo profitto dalla vendita di prodotti o servizi in un dato mercato.
Come funziona il marketing, in sintesi?
Il metodo è semplice. Si tratta di pianificare politiche di prodotto, di prezzo, di distibuzione e comunicazione a partire dall’analisi di mercato, studiando e comparando i bisogni dei consumatori.
In altre parole, il marketing funziona secondo due principi chiave
– Definizione del target: compratori potenziali
– Scelta degli strumenti attraverso i quali raggiungere il mercato in cui inserirsi
Si può smettere di fare marketing?
Questa è una domanda chiave. Esiste un limite a simili strategie? Fino a che punto possiamo dire che convenga continuare? Quando bisogna smettere? Secondo i teorici delle pubblicità e gli studiosi di comunicazione, il marketing non ha un inizio e non ha una fine. Si tratta altresì di un flusso continuo di azioni.
Il dogma che lo caratterizza è riassumibile nella seguente frase: “Ciò che vale oggi non è detto che valga domani”.
Ecco perché brand e imprese non possono smettere di comunicare con i consumatori. Il rischio di venire dimenticati o passare in secondo piano è sempre elevato. La competizione è feroce e le possibilità di emergere sono sempre più rare.
L’etica nel marketing: una semplice chimera?
Abbiamo introdotto l’articolo con il detto “tutto è lecito in guerra e in amore”. La frase in questione che altro è se non uno slogan d’impatto che può essere sfruttato per aumentare le conversioni tanto in campo militare quanto a San Valentino?
Brand e imprese non fanno altro tutto il giorno, 24/7. I Big Players di qualunque settore si dotano di frasi a effetto e strategie promozionali calate nel quotidiano per arrivare al cuore dei consumatori e attrarli a sé.
Quanto è etico tutto questo?
Il marketing deve dotarsi di principi morali, di un’etica forte e robusta dalla quale sia impossibile prescindere. Le imprese, al giorno d’oggi, non possono fare a meno di operare secondo i dettami di un codice di condotta composto da linee guida precise.
Riassumendole, potremmo dire che le aziende devono tenere conto di:
– tutela delle relazioni con la distribuzione
– standard di promozione
– cura del customer care
– prezzi responsabili
Questi sono solo alcuni dei principi cui orientare le proprie strategie online.
Che cos’è il marketing sleale
Il marketing sleale è un insieme di strategie volte a procurare all’impresa un vantaggio competitivo sul mercato. Si tratta di un metodo illecito per ottenere successo, ed è composto da due tronconi principali: marketing ingannevole e marketing denigratorio.
– Il marketing ingannevole, lo dice il nome, ha come obiettivo quello di ingannare il consumatore finale.
– Il marketing denigratorio mira invece a colpire le aziende concorrenti incrinandone la reputation.
Falsificare il logo, la nomea del brand, la descrizione del prodotto, mentire sulla quantità di merce in magazzino, bleffare sul prezzo e la disponibilità sul mercato. Ogni giorno migliaia di imprese sono coinvolte in una simile strategia. Massimizzare il profitto, in questo senso, equivale a un’azione amorale perseguibile penalmente.
I tempi stanno cambiando. La digital transformation sta investendo tutti gli approcci di business finora considerati all’avanguardia. A emergere non sarà più chi proporrà la soluzione di marketing più furba, ma chi avrà qualcosa di qualità da proporre. Verrà fuori la cultura del marketing sostenibile e responsabile, incentrato sui bisogni effettivi dei consumatori e impegnato a promuovere valore.
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